Entro le 23.59 del 31.12.2024
EQUESTRI è un’Associazione Sportiva Dilettantistica dedicata alla promozione di un’equitazione basata su evidenze scientifiche, principi etici ed empatia per migliorare la qualità di vita dei cavalli e valorizzare la relazione uomo-cavallo in tutte le sue forme.
Crediamo che ogni cavallo debba sentirsi sicuro, compreso e connesso prima di poter entrare nell’addestramento.
La nostra visione nasce dall’incontro tra scienza dell’equitazione, equitazione classica, empatia e lavoro su noi stessi: formiamo persone capaci di comprendere il comportamento del cavallo, lavorare sul suo sistema nervoso e sviluppare una cooperazione autentica.
La nostra missione è ambiziosa: eliminare dal mondo dell’equitazione ogni forma di aggressività e dominanza e smontare i falsi miti e le tecniche “gentili solo a parole” ma che, nella realtà del sistema nervoso del cavallo, generano disconnessione, stress e sottomissione.
Per farlo basiamo il nostro approccio su quattro pilastri fondamentali: Scienza, Empatia, Connessione e Addestramento.
SCIENZA: La nostra formazione si basa su evidenze scientifiche, utilizzando le più recenti ricerche sul sistema nervoso e un’applicazione pratica dei principi della Teoria Polivagale e di quelli relativi alla fisiologia e psicologia del cavallo.
EMPATIA: È solo attraverso il lavoro personale e una profonda consapevolezza di sé che possiamo creare una relazione con il cavallo e rifiutare metodi coercitivi e aggressivi (di cui si rimane inconsapevoli finché si è vittima delle proprie reazioni emotive).
CONNESSIONE: La connessione tra cavallo e cavaliere è un elemento cruciale per una relazione autentica, fondamentale per il benessere e l’apprendimento del cavallo. Per connessione non si intende nulla di magico, bensì un preciso stato del sistema nervoso secondo i principi della Teoria Polivagale.
ADDESTRAMENTO: L’addestramento è la fase in cui applichiamo la scienza dell’equitazione al lavoro da terra e in sella e in cui applichiamo principi che sono trasversali a ogni razza e disciplina. Anche in questa fase ci focalizziamo sull’educazione del cavallo a partire dal suo sistema nervoso piuttosto che sul semplice condizionamento del suo comportamento.
Quello che cerchiamo è un cavallo cooperativo e mentalmente decontratto, non un semplice corpo che esegue comandi e fa movimenti.
Mi definisco una sorta di intreccio insolito di passioni, competenze ed esperienze che spesso sembrano distanti, eppure nel mio lavoro con i cavalli si sono integrate perfettamente. Mi dedico al recupero di cavalli con problemi comportamentali, mi occupo della formazione di amazzoni e cavalieri in EQUESTRI, sono manager in una multinazionale di Milano. Da molti anni pratico Taiji, che insieme alla meditazione ha profondamente trasformato il mio approccio ai cavalli, consentendomi di coniugare la scienza dell’equitazione con la consapevolezza corporea e mentale.
La mia più grande passione sono il lavoro in libertà, con cavalli in team, vedere i cavalli rinascere nella loro relazione con i proprietari, l’emozione che nasce durante il lavoro con i Mustang, tutte quelle attività dove sento che tutto ciò che ho imparato si unisce in una sintesi autentica.
Quello che voglio portare nell’equitazione è esattamente ciò che cercavo io stesso anni fa: un modo di lavorare con i cavalli che in Italia non esisteva, e che sono riuscito a trovare solo grazie a percorsi formativi internazionali. Un viaggio complesso, fatto anche di due grandi crisi personali e professionali che mi hanno costretto a rimettere più volte tutto in discussione…
Dalla crisi dei metodi tradizionali all'illusione dell'etologia e dei metodi "gentili solo a parole".
La mia formazione in ambito equestre è iniziata in ambienti tradizionali, con il conseguimento di alcuni dei titoli necessari per operare in Italia. Ma qualcosa non tornava. Quei percorsi, pur utili dal punto di vista burocratico, mi lasciavano pieno di domande, con la sensazione di non riconoscermi in ciò che veniva considerato “normale” e che mi era stato insegnato.
È stata quella la mia prima grande crisi: ho lasciato il mondo dell’equitazione perché non ne condividevo i metodi, la mentalità, l’approccio al cavallo visto come strumento per raggiungere obiettivi egoici e personali.
Quando ho deciso di tornare in mezzo ai cavalli, volevo qualcosa di diverso. Ho vissuto allora una parentesi nel mondo dell’etologia, affascinato dalla promessa di un approccio più naturale, più rispettoso. Ma dopo l’illusione iniziale, mi sono reso conto che – almeno per come è insegnata e praticata in buona parte d’Italia – non era la risposta che cercavo.
O meglio, sono state le mie cavalle a dirmelo.
Ho avuto la fortuna di lavorare con cavalli complicati, recuperati, spesso etichettati come “difficili”. E sono stati proprio loro a dirmi – con il comportamento, con i rifiuti, con la disconnessione – che nemmeno quella era la strada.
Mi hanno aiutato a capire che troppo spesso metodi definiti “etologici” o “naturali” più per marketing che per coerenza reale, dietro le parole rassicuranti nascondono ancora una volta aggressività e sottomissione. Forse in maniera ancora più subdola, perché di tipo mentale e mascherata da parole che sventolano la bandiera del benessere del cavallo.
E lì è arrivata la seconda crisi.
Il mio percorso internazionale alla ricerca di un'equitazione basata su scienza ed empatia.
Così ho ricominciato da capo, ho guardato al di fuori dei confini nazionali e ho viaggiato tanto. In quei percorsi ho finalmente trovato gli elementi di ciò che cercavo: un linguaggio condiviso tra scienza ed empatia, una lettura nuova del comportamento del cavallo, e soprattutto la possibilità di una relazione vera.
Oggi, nel mio lavoro con i cavalli porto tutto quello che ho incontrato nel mio percorso: le competenze derivanti dal Diploma of Equitation Science (ESI – Equitation Science International), dal Equuscience Master Class (EQUUSOMA Horse-Human Trauma Recovery), dal Trauma-Informed Horse Trainer Certificate e le influenze derivanti dall’incontro con grandi uomini e donne di cavalli (Warwick Schiller, Hannah Catalino, Frédéric Pignon, Jean Francois Pignon, Elsa Sinclair, Ben Atkinson, Sharon Wilsie.. solo per citarne alcuni). Sono anche Istruttore Centered Riding.
Ho alle mie spalle quasi 20 anni di lavoro pratico su me stesso (Taiji, meditazione, Master in Comunicazione e Problem Solving Strategico) che hanno contribuito a rendere centrali in Equestri il lavoro sulla consapevolezza corporea e sulla gestione delle emozioni del cavaliere.
Sono profondamente convito che tutta la formazione teorica e scientifica è assolutamente inutile, se non accompagnata dalla capacità di trasformarla in comunicazione con il cavallo e di rimanere centrati sotto pressione.
Credo fermamente che, prima di diventare agonisti, sia essenziale essere cavalieri consapevoli.
Negli anni fatto decine di corsi di formazione sia con le federazioni nazionali come FISE (tecnico di 3° livello, Operatore tecnico di Alta Scuola, Operatore tecnico di riabilitazione equestre, Operatore tecnico attività ludica, Istruttore di dressage di 1° livello ) e FITETREC-ANTE (Istruttore di 2° livello, accompagnatore escursionista, giudice regionale MDLT, giudice nazionale di Doma Vaquera).
Per carità, tutti utili per avviare la pratica della professione che considero la più affascinante, ma essi hanno suscitato diverse domande e lasciato vuoti nella mia comprensione del cavallo e di ciò di cui un cavaliere dovrebbe conoscere di sé.
Io sono cresciuta in mezzo ai cavalli, ed è anche per questo che li ho sempre amati.
Ciononostante anche a me è capitato di vivere il famoso “blocco del cavaliere”, quando avevo circa 12 anni.
Per non farmi perdere la passione, i miei genitori pensarono di regalarmi un cavallo tutto mio.
Ricordo che mi portarono in giro per maneggi e vidi circa 30 cavalli.
Ma con nessuno di questi cavalli era scattata la scintilla…
Fin quando non ho incontrato Jascha, una purosangue araba che non voleva farsi montare.
Il suo carattere complicato, unito alla mia testardaggine, è stato ciò che mi ha acceso e che soprattutto mi ha fatto capire quello che volevo davvero fare nella vita: comprendere i cavalli per aiutarli ad essere compresi!
Fin da bambina ho sempre cercato di instaurare una relazione con i cavalli che andasse al di là dell’addestramento.
Per approfondire alcune dinamiche, ho seguito master sulla psicologia sportiva e ho cercato all’estero nuove ricerche mirate a una migliore comprensione dei cavalli, per poter seguire i binomi oltre che dal lato tecnico anche nell’aspetto psicologico.
Ho così raggiunto obiettivi agonistici diventando campionessa Italiana e accompagnando allievi e cavalli ai massimi livelli nazionali.
Ma la svolta più importante è avvenuta nel 2018 quando ho incontrato Federico con il quale ha finalmente avuto inizio il percorso verso la creazione di un progetto che sognavo da anni: nel 2019 nasce Equestri
Non un semplice metodo, ma un protocollo flessibile, adattato alle esigenze di ogni cavallo.
Ci è stato chiesto diverse volte se abbiamo sviluppato un “metodo”, ma in realtà, il modo più corretto di chiamarlo è Protocollo Equestri.
La distinzione è significativa: un metodo implica spesso l’adozione di tecniche rigide e uniformi, applicate indistintamente a tutti i cavalli, con il rischio di ignorare le loro individualità e storie. Il Protocollo Equestri, invece, si fonda su fasi essenziali che guidano la relazione, adattando strumenti, linguaggio e tecniche in funzione delle caratteristiche uniche di ogni binomio.
È un approccio vivo, che rispetta e valorizza la natura del cavallo, promuovendo fiducia, comunicazione autentica e stabilità del sistema nervoso — elementi fondamentali per una relazione equilibrata e duratura, qualunque sia la disciplina.
Soprattutto, il Protocollo Equestri è la traduzione concreta dei principi del nostro Codice Etico.
Ogni fase, ogni scelta formativa, ogni intervento di riabilitazione comportamentale viene costruito nel pieno rispetto dei 10 principi guida, con coerenza tra valori dichiarati e pratiche adottate.
La coerenza non si insegna, si vive. E il cavallo la riconosce.