Nel mondo dell’equitazione, una delle obiezioni più comuni che sentiamo riguardo alla comunicazione tra uomo e cavallo è che “Il cavallo sa che non sei un cavallo“, un’affermazione talmente profonda e rivoluzionaria a cui verrebbe da rispondere con un “Nooo ma dai, e chi l’avrebbe mai detto?”.
In realtà c’è poco da stare allegri perché una frase del genere sembra sottintendere che ogni tentativo di comunicare con il cavallo utilizzando il più possibile il suo linguaggio, sia del tutto inutile.
È un’affermazione fatta con serietà, anche da addestratori e figure professionali riconosciute che dichiarano di ricercare il benessere del cavallo, ma che in realtà va proprio nella direzione contraria. Sminuendo infatti la possibilità di un’autentica comunicazione interspecifica, si promuove una visione riduttiva dei cavalli, trattandoli come macchine reattive che possono solo essere addestrate, senza tenere conto della complessità del loro linguaggio, che è un diretto riflesso della sua mente e delle sue emozioni.
Questa convinzione è piuttosto diffusa e, se da un lato è una scelta di comodo che cerca di giustificare una mancanza di volontà nell’imparare a comunicare veramente con i cavalli, dall’altra nega una verità supportata da evidenze scientifiche: la comunicazione tra specie diverse non solo è possibile, ma è anche inevitabile.
Questo è il primo di una serie di articoli in cui affrontiamo questo argomento proprio partendo dalle ricerche accademiche che hanno studiato la comunicazione tra uomini e cavalli da aspetti diversi, alcuni dei quali così sottili che non gli si presta mai attenzione.
Iniziamo dalle espressioni facciali!
Comunicare senza Parole: Il Potere delle Espressioni Facciali nei Cavalli
La capacità di decifrare le emozioni altrui è cruciale nella vita sociale di tutti i giorni, non solo per gli esseri umani, ma anche per tutte le specie che hanno una vita sociale. Le emozioni servono come mezzi di comunicazione.
Ad esempio, se un cavallo vede in un altro cavallo segnali di allerta (occhi allargati, orecchie tese, corpo contratto), sa che c’è un potenziale pericolo e può reagire di conseguenza (per esempio, aumentando il suo livello di attenzione e preparandosi a una reazione di fuga).
Oltre a questo, il riconoscimento delle emozioni può favorire la coesione all’interno dei gruppi sociali. Le espressioni facciali possono essere indicative delle relazioni tra i singoli individui, consentendo a ogni membro del branco di conoscere il proprio ruolo all’interno della gerarchia sociale.
È bene sottolineare che, quando parliamo di “espressioni facciali” nei cavalli, non intendiamo semplici smorfie o movimenti casuali. Stiamo parlando di un sistema complesso e sofisticato di segnali che i cavalli utilizzano per comunicare tra loro e con noi. Questo linguaggio non verbale è tanto ricco e variegato quanto quello umano e merita la nostra attenzione e comprensione.
Nelle ricerche che andremo a vedere insieme, si è fatto uso di EquiFACS, o Equine Facial Action Coding System, un sistema scientifico sviluppato per identificare e codificare le espressioni facciali dei cavalli. Questo strumento è basato sull’analisi delle diverse parti del muso del cavallo e dei movimenti muscolari che producono variazioni nell’aspetto facciale. EquiFACS permette a chiunque lo utilizzi di comprendere meglio le emozioni e le reazioni dei cavalli attraverso le loro espressioni facciali.
Grazie al suo utilizzo, i ricercatori hanno potuto identificare e registrare sistematicamente le espressioni facciali dei cavalli, fornendo una base oggettiva per lo studio del loro comportamento e delle loro emozioni.
Ma prima di proseguire ed immergerci in alcune ricerche scientifiche che hanno esplorato la capacità dei cavalli di interpretare le espressioni facciali, dobbiamo fare una piccola deviazione nel campo della neuroscienza.
Lateralizzazione nel Cervello dei Cavalli: il GPS Emotivo Equino
Parliamo di lateralizzazione, un fenomeno che va ben oltre le semplici preferenze motorie e che agisce come una sorta di GPS emotivo nel cervello del cavallo.
L’emisfero destro del cervello è specializzato nel processare stimoli emotivamente negativi. Quando un cavallo percepisce una situazione di pericolo o stress, è questa parte del cervello che entra in azione, elaborando le informazioni e preparando l’animale a una possibile reazione di fuga o difesa. Al contrario, l’emisfero sinistro è più attivo nel processare stimoli positivi o neutri, come l’interazione sociale con un membro del branco amico o con il proprio umano di riferimento (se la relazione è buona!).
Ma adesso attento perchè arrivato a questo punto della lettura, ti si potrebbero incrociare gli occhi! Sì perché se, ad esempio, un cavallo osserva qualcosa che lo spaventa con l’occhio sinistro, sta in realtà inviando queste informazioni all’emisfero destro del cervello, specializzato nel gestire situazioni di pericolo. Allo stesso modo, se un cavallo utilizza l’occhio destro per osservare un elemento che gli suscita emozioni positive, sta inviando queste informazioni all’emisfero sinistro.
La comprensione della lateralizzazione nel cervello dei cavalli non è solo un dettaglio accademico, ma offre strumenti preziosi per interpretare i segnali comunicativi dei cavalli. Questo ci permette di adattare il nostro comportamento in modo da instaurare una relazione più armoniosa e rispettosa con loro.
In sintesi, la lateralizzazione è una chiave fondamentale per comprendere la vita emotiva dei cavalli e, come vedremo nelle prossime sezioni, può avere implicazioni dirette e concrete su come interagiamo con loro nella gestione quotidiana.
Ora, passiamo alla prima ricerca che esplora le reazioni dei cavalli alle fotografie di altri cavalli. Preparati, perché quello che è emerso potrebbe veramente sorprenderti!
Come i Cavalli Reagiscono alle Espressioni Facciali dei Loro Simili
Nella prima ricerca dedicata all’analisi dell’influenza delle espressioni facciali equine sul comportamento dei cavalli, è stata adottata un’approccio metodologico rigoroso per studiare 48 cavalli, selezionati da diverse scuderie nel Regno Unito, di varie età e sesso, comprendendo 29 castroni e 19 femmine, con età variabile dai 3 ai 32 anni. L’esperimento si è svolto in un’arena al coperto, dove ogni cavallo è stato osservato individualmente per valutare la reazione a due fotografie di un cavallo sconosciuto, una con espressione positiva e l’altra con espressione più minacciosa. Queste espressioni sono state analizzate attraverso il sistema di codifica delle azioni facciali equine (EquiFACS), in modo da poter garantire una valutazione il più possibile oggettiva.
Durante l’esperimento, le fotografie sono state posizionate a 1,5 metri di distanza l’una dall’altra e a 0,4 metri dal pavimento. Ogni cavallo, dopo essere stato introdotto nell’arena e guidato in un percorso a otto, è stato lasciato a 3 metri di distanza dalle fotografie, consentendogli di interagire liberamente con le immagini per un massimo di 120 secondi. Le sessioni sono state videoregistrate per analizzare il comportamento dei cavalli, in particolare quale fotografia veniva avvicinata per prima e quanto tempo veniva dedicato all’esame di ciascuna espressione facciale.
I risultati hanno evidenziato una tendenza alla lateralizzazione, con i cavalli che utilizzavano l’emisfero destro del cervello quando esposti a espressioni aggressive, e un leggero aumento del battito cardiaco in risposta a tali espressioni, suggerendo una preparazione alla reazione di fuga e a comportamenti difensivi.
Nello studio, i maschi e le femmine hanno mostrato comportamenti diversi di fronte agli stimoli visivi. I maschi tendevano a passare più tempo a osservare le immagini, indipendentemente dal tipo di emozione ritratta. Questo potrebbe essere interpretato come una maggiore curiosità o un comportamento più “protettivo”, in linea con il ruolo ricoperto dal maschio in natura.
Le femmine, al contrario, mostravano una maggiore tendenza a reagire allo stimolo visivo delle fotografie in modo più cauto rispetto ai maschi. In pratica, invece di avvicinarsi per esaminare le immagini, come facevano più frequentemente i maschi, le femmine tendevano a mantenere una certa distanza, evitando l’interazione diretta con gli stimoli presentati.
Questo comportamento potrebbe essere interpretato in vari modi. Potrebbe riflettere una maggiore sensibilità o prudenza delle femmine nel valutare situazioni sconosciute e si sa che la prudenza non è mai troppa! In termini evolutivi, tale prudenza ha sicuramente vantaggi nella protezione della prole e nell’evitare conflitti all’interno del gruppo sociale.
Anche l’età dei cavalli ha influenzato il loro comportamento, con i giovani che hanno passato più tempo a osservare le fotografie rispetto ai soggetti più anziani, suggerendo, secondo i ricercatori, una maggiore necessità dei giovani di esplorare e comprendere il loro ambiente.
ALT! Inizio di un commento polemico, chiudi gli occhi se non vuoi leggere!
Etichettare la mancanza di interesse e di curiosità dei cavalli anziani come “esperienza” è sicuramente l’interpretazione più veloce da dare. È però importante sottolineare che questa visione rientra in un’interpretazione tradizionale (e anche un po’ datata) del comportamento dei cavalli, mentre la maggiore comprensione fornita dalla Teoria Polivagale ci suggerisce una visione più complessa e potenzialmente più preoccupante.
Alla luce della Teoria Polivagale, la manifestazione di una mancanza di interesse negli stimoli da parte dei cavalli anziani potrebbe essere reinterpretata come un segno che questi individui si trovano in uno stato di dissociazione, associato alla “Zona Rossa” del sistema nervoso. Secondo questa teoria, lo stato di dissociazione rappresenta un meccanismo di difesa estremo attivato quando né la risposta di lotta o fuga né la strategia di ingaggio sociale sono percepiti come opzioni fattibili di fronte a una minaccia o a un forte stress.
In questo contesto, i cavalli anziani, che sembrano meno reattivi o interessati agli stimoli esterni, potrebbero non essere semplicemente più saggi o meno curiosi a causa dell’età, ma potrebbero aver sviluppato una sorta di “shutdown” emotivo come risposta adattativa a un ambiente in cui le loro esigenze emotive e sociali non vengono soddisfatte o in cui hanno sperimentato stress eccessivi.
FINE del commento polemico, riapri pure gli occhi e continua a leggere!
Questa prima ricerca ci svela quanto profondamente i cavalli siano toccati dalle espressioni facciali dei loro simili, tanto da dedicare loro attenzione persino attraverso una fotografia. Ci mostra, inoltre, come le loro reazioni a questi stimoli possono essere anche misurate scientificamente, sia nel comportamento che nelle risposte fisiologiche.
Ma adesso preparati perché la parte più intrigante viene adesso: come reagiscono i cavalli di fronte alle espressioni facciali umane?
Decifrare le Emozioni Umane: Come i Cavalli Interpretano le Nostre Espressioni Facciali
Interpretare le espressioni emotive tra specie diverse può risultare più complicato a causa delle differenze nella struttura facciale e corporea, e nelle modalità con cui si manifestano i segnali emotivi. Per esempio, cavalli, pecore e cani possono esprimere e riconoscere le emozioni attraverso il movimento delle orecchie, un tipo di comunicazione che non esiste negli esseri umani.
Ma nonostante queste differenze, è stato dimostrato che i cani riescono a identificare le emozioni umane basandosi esclusivamente sulle espressioni facciali, mostrando una preferenza per i volti umani felici e un’avversione per quelli arrabbiati.
E i cavalli invece, quali espressioni preferiscono?
Ce lo dice una seconda ricerca che ha esplorato come i cavalli interpretano le espressioni facciali umane. In questo studio sono stati selezionati 28 cavalli da vari maneggi del Regno Unito, assicurando una diversità di età e sesso tra i partecipanti. Un gruppo specifico di 17 cavalli è stato poi scelto per un’analisi più approfondita riguardante la loro frequenza cardiaca, dimostrando l’attenzione dei ricercatori ai dettagli e alla precisione dei dati raccolti.
Per misurare le reazioni emotive dei cavalli, gli scienziati hanno utilizzato fotografie ad alta risoluzione che ritraevano espressioni umane di felicità e rabbia. Queste immagini sono state attentamente validate attraverso il sistema di codifica delle azioni facciali, garantendo l’autenticità e la chiarezza delle espressioni emotive presentate. La frequenza cardiaca dei cavalli è stata monitorata così da registrare le loro reazioni fisiologiche in modo preciso.
L’esperimento si è svolto in un ambiente controllato, dove una sperimentatrice manteneva il cavallo libero di muoversi entro un raggio di 1,5 metri, mentre un’altra presentava le fotografie a un metro di distanza dagli occhi del cavallo. Questo setup ha permesso di osservare le reazioni dei cavalli in condizioni ottimali, con la frequenza cardiaca che veniva costantemente monitorata per cogliere ogni variazione legata alle diverse espressioni facciali umane..
I risultati hanno rivelato che i cavalli sono effettivamente capaci di riconoscere e reagire in modo significativo alle espressioni facciali umane di rabbia, mostrando una tendenza a utilizzare l’emisfero destro del cervello per elaborare tali stimoli negativi, un comportamento che si riflette anche in un aumento della frequenza cardiaca. Questo suggerisce che i cavalli “percepiscono” la nostra rabbia e modificano il loro comportamento e le loro reazioni fisiologiche di conseguenza.
La domanda sorge spontanea: questa abilità è innata o acquisita nel corso della vita del cavallo? La ricerca suggerisce che potrebbe essere una combinazione di entrambi, con l’evoluzione e le esperienze individuali che giocano un ruolo cruciale nello sviluppo di questa straordinaria capacità. Similmente ai cani, che riconoscono meglio le espressioni umane quando hanno più familiarità con la persona, anche i cavalli potrebbero apprendere a interpretare le nostre emozioni basandosi sulle loro esperienze.
Come Reagiscono i Cavalli a Persone già Viste in Fotografia?
Introduciamo adesso un nuovo livello di complessità! Dopo aver esplorato come i cavalli reagiscono alle espressioni facciali dei loro simili e degli esseri umani, è ora di scoprire cosa succede quando i cavalli incontrano persone che hanno già visto in fotografia. Sei pronto? Allora, via!
Nello studio sono stati coinvolti 26 cavalli con un’età media di 13 anni, provenienti da tre centri equestri situati nelle vicinanze dell’Università del Sussex. Tutti i cavalli erano abituati a frequenti interazioni umane, tra cui la toelettatura e l’equitazione. Gli esperimenti sono stati condotti all’interno delle scuderie in cui i cavalli alloggiavano abitualmente, questo per evitare qualsiasi forma di stress che potesse compromettere il loro benessere o influenzare i risultati dello studio. Due cavalli sono stati esclusi dall’analisi: uno a causa di evidenti segni di stress nella fase iniziale dello studio, e l’altro a causa di un errore nella presentazione degli stimoli.
Sono state utilizzate quattro fotografie a colori, in formato A3, che ritraevano due soggetti con due distinte espressioni facciali, una felice e una arrabbiata. Le foto sono state selezionate da esperti del Facial Action Coding System (FACS), il sistema che codifica specifiche contrazioni muscolari del viso e i movimenti facciali che ne derivano, in modo da essere sicuri che le fotografie fosse rappresentazioni affidabili delle emozioni che si volevano riproporre.
Le foto sono state fissate ad un pannello con un cronometro sul retro in modo che fossero esposte per lo stesso tempo, mentre il tutto veniva filmato da due telecamere e venivano registrate la frequenza cardiaca e la variabilità della frequenza cardiaca del cavallo.
Una particolare attenzione è stata posta nel minimizzare qualsiasi forma di stress per i cavalli. Gli esperimenti sono stati condotti nel loro ambiente abituale e sono state prese tutte le precauzioni per evitare interruzioni nella loro routine quotidiana. Questo non solo ha garantito il benessere dei cavalli, ma ha anche fornito un contesto neutrale per l’osservazione delle loro reazioni emotive.
Nella prima fase dello studio, ai cavalli sono state presentate le fotografie.
I cavalli sono stati condotti alla capezza in un box senza lettiera, fieno e altri oggetti che potevano essere fonte di distrazione, lasciati liberi di muoversi per un paio di minuti, e successivamente sono stati presentati i pannelli con le fotografie che raffiguravano l’espressione facciale felice e quella arrabbiata.
Nella seconda fase dello studio, tra le 3 e le 6 ore dopo la prima, sono state presentate dal vivo le persone che i cavalli avevano precedentemente visto in fotografia. La procedura è stata la stessa della prima fase con la differenza che nell’angolo di presentazione c’era la persona in carne ed ossa seduta su di uno sgabello. L’espressione della persona era neutra e, per non influenzare l’esperimento, non sapeva quale delle sue due fotografie avesse visto il cavallo in precedenza, se quella felice o quella arrabbiata.
E cosa è successo? I cavalli hanno mostrato segnali di preoccupazione quando si sono trovati di fronte alla persona vista arrabbiata in precedenza? Arrivati a questo punto dell’articolo, la risposta potrebbe sorprenderti, perché è NO.
Ma prima di concludere che l’atteggiamento emotivo della persona non ha importanza per il cavallo, riflettiamo un attimo su una cosa. Se la persona ha un atteggiamento neutrale, è la prima volta che il cavallo la incontra dal vivo e non ci sono traumi associati alla sua presenza, ma perché mai la frequenza cardiaca del cavallo dovrebbe aumentare e la persona dovrebbe essere guardata con l’occhio sinistro mandando le informazioni all’emisfero destro che si attiva in situazioni di pericolo e di stress?!
Un cavallo che non ha traumi, a differenza di quanto fa una persona, non parte mai prevenuto ma è capace di vivere la situazione presente. E se lo stato emotivo della persona è neutro, così sarà il suo atteggiamento.
Però aspetta che c’è un altro ma.. i cavalli che avevano visto le fotografie con le espressioni arrabbiate, hanno mostrato un maggiore numero di “displacement behaviours” (letteralmente “comportamenti di spostamento”) che consistono in comportamenti apparentemente fuori contesto che vengono eseguiti in situazioni di incertezza (ad esempio, sfregare il muso su un anteriore per grattarlo anche in assenza di prurito).
Questi comportamenti sono una specie di valvola di sfogo per ridurre il livello di stress o per evitare un conflitto e sono già stati utilizzati in diverse altre ricerche come misura affidabile per identificare uno stato emotivo negativo nel cavallo.
Quindi, il cavallo non parte prevenuto nei confronti della persona, e non reagisce di fronte ad uno stimolo neutro come se già si trovasse in una situazione di pericolo e di stress ma, visto che scemo non è, se la persona l’ha già vista arrabbiata, è meglio stare attenti!
Ad un risultato simile erano giunti anche Smith, Wathan e McComb che hanno condotto due esperimenti con un’impostazione dello stesso tipo. Nel primo, venivano presentati ai cavalli due secchi di mangime, uno con sopra l’immagine di un viso umano con espressione felice e uno con espressione arrabbiata. La maggioranza dei cavalli ha preferito mangiare dal secchio di mangime con sopra il volto sorridente. E lo credo bene, a nessuno piace sedersi a tavola con dei musoni!
In un secondo esperimento, i cavalli sono stati esposti per 24 ore alla presenza di due fotografie di volti maschili, una con espressione felice, l’altra arrabbiata. Quando poi sono stati offerti dei secchi di mangime ai cavalli tenuti dalle persone viste in foto, non c’è stata nessuna preferenza per le persone viste in precedenza felici. Anche in questo caso, avendo le persone un’espressione neutra, quelle viste arrabbiate in fotografia non sono state considerate un pericolo reale ma si è comunque registrata una maggiore tendenza dei cavalli a guardare nella loro direzione per tenerle d’occhio. Come a dire, io mangio perchè nella vita ci sono delle priorità, però di te non mi fido del tutto!
In Sintesi: La Connessione Emotiva tra Umani e Cavalli
La capacità dei cavalli di interpretare le emozioni sui volti umani potrebbe derivare in parte dalla loro coevoluzione di 6.000 anni con gli esseri umani. Ma è anche plausibile che, nel corso della propria vita, i cavalli stabiliscano associazioni tra umani arrabbiati e trattamenti negativi, come metodi di addestramento violenti o comunque una gestione che non tiene conto dei loro segnali di stress, imparando quindi a diffidare degli esseri umani arrabbiati.
Se vogliamo riassumere le lezioni principali che dobbiamo ricordare da queste ricerche, è che i cavalli sono molto più di semplici animali per utilizzo sportivo o da lavoro; sono esseri complessi, emotivi e incredibilmente sensibili.
🔬 Reazioni Fisiologiche e Emotive: Uno degli aspetti più sorprendenti è che i cavalli reagiscono fisiologicamente allo stesso modo sia alle espressioni facciali dei loro simili che a quelle degli umani. Che si tratti di un altro cavallo o di una persona, il battito cardiaco del cavallo e la lateralizzazione cerebrale mostrano modelli coerenti. Questo ci dice che, a livello biologico, i cavalli percepiscono e interpretano le emozioni in modo molto simile, indipendentemente dalla specie.
👩❤️👩 L’Influenza delle Emozioni Umane: E qui arriva la parte che ci riguarda direttamente. Le nostre emozioni non sono un affare privato quando siamo in compagnia di un cavallo. Al contrario, influenzano direttamente la qualità dell’esperienza del cavallo con noi. Un cavallo “sente” le nostre emozioni, positive o negative, e reagisce di conseguenza. Quindi, la prossima volta che ti troverai di fronte a cavallo, ricorda: un’emozione condivisa è un’emozione amplificata, nel bene e nel male.
🌟 La Qualità dell’Esperienza Conta: Secondo lo studio di Fureix, Jego, Sankey e Hausberger, i cavalli formano impressioni dettagliate e sfumate degli umani con cui interagiscono. L’aspetto più rivoluzionario di questo studio è l’idea che i cavalli non vedono gli esseri umani come una categoria generica, ma piuttosto come individui distinti con i quali hanno avuto esperienze positive o negative. Questo concetto di “impressioni sfumate” apre anche la porta a una comprensione più profonda dei meccanismi cognitivi e emotivi dei cavalli.
🔍 Benessere a Lungo Termine: I cavalli non solo riconoscono gli umani come individui distinti, ma la qualità delle loro interazioni passate può influenzare significativamente il loro benessere futuro. Questo va oltre il semplice riconoscimento e si estende alla formazione di impressioni emotive durature che possono influenzare il comportamento del cavallo in futuro. Un cavallo che ha avuto esperienze positive è più aperto, rilassato e collaborativo, il che ha implicazioni profonde non solo per l’addestramento ma anche per la sua qualità di vita.
Conclusioni
Questo ci porta a una conclusione fondamentale: la comunicazione tra uomo e cavallo non è solo possibile, ma è un aspetto cruciale della nostra relazione con questi animali. La vera domanda non è se possiamo comunicare con i cavalli, ma come scegliamo di farlo. Possiamo decidere di instaurare un rapporto basato sulla comprensione e sul rispetto reciproco, oppure possiamo limitarci a manipolare il loro comportamento per i nostri fini.
Abbiamo esplorato come i cavalli reagiscono alle espressioni facciali sia degli altri cavalli che degli esseri umani, e come queste reazioni siano legate a una serie di fattori complessi come la lateralizzazione cerebrale e il battito cardiaco. Ma, come possiamo utilizzare queste informazioni per migliorare la nostra relazione con questi magnifici animali?
La risposta sta nell’approfondire la nostra comprensione non solo del mondo emotivo del cavallo ma anche del nostro e del modo in cui interagiamo con il cavallo. Questo ci dice che ogni nostra azione conta, dalla gestione all’addestramento, e può avere un impatto duraturo sul benessere emotivo del cavallo.
In definitiva, la scienza ci sta mostrando che i cavalli sono esseri incredibilmente sensibili e intelligenti, capaci di leggere e rispondere alle nostre emozioni. Quindi, la prossima volta che interagisci con un cavallo, ricorda che stai comunicando su più livelli di quanto tu possa immaginare.
Ma cosa succede quando le nostre emozioni entrano in gioco? Come possiamo gestire le nostre emozioni per migliorare la comunicazione con il cavallo? Se ti stai ponendo queste domande, e se vuoi migliorare la tua comunicazione con il cavallo, qui sotto trovi alcune risorse per farlo.
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Bibliografia
- Laterality and emotions: visual laterality in the domestic horse (Equus caballus) differs with objects’ emotional value. Des Roches, A. D. B., Richard-Yris, M. A., Henry, S., & Hausberger, M. (2008). Physiology & behavior
- Horses remember facial expressions of people they’ve seen before. University of Sussex, 2018.
- Past experience of human facial affect and subsequent social interaction: evidence for emotional memory in the domestic horse. Rebecca Hassall, 2015.
- Functionally relevant responses to human facial expressions of emotion in the domestic horse. Smith, Proops, Grounds, Wathan, McComb, 2016.
- EquiFACS: The Equine Facial Action Coding System https://animalfacs.com/equifacs_new