Ah, il misterioso e affascinante mondo dei cavalli! A volte sembra che il loro comportamento sia degno di un thriller o che richieda un esorcista per essere interpretato.
Per esempio, quel cavallo che sembra la reincarnazione equina di Buddha, tranquillo e sereno, e poi.. bam! Si trasforma in un attore di un film d’azione, con reazioni esplosive degne di una scena di “Mission Impossible”. Perché?
Poi abbiamo il caso del cavallo apparentemente pigro, che sembra aver preso troppo sul serio il detto “dolce far niente” quando lavora alla corda o viene montato, ma sembra che abbia appena bevuto un paio di Red Bull quando è in paddock con altri cavalli. Perché?
Oppure, il cavallo che sembra un angelo quando è montato, il classico cavallo “adatto anche ai bambini” e che, durante la sua prima sessione di lavoro in libertà, ti attacca a bocca aperta sfoderando una dentatura che farebbe invidia a Tom Cruise. Perchè?
O ancora, quei cavalli che soffrono di ulcere e coliche frequenti e hanno il numero del tuo veterinario salvato tra i preferiti. Perchè?
No, i cavalli non stanno cercando di rendere la tua vita più complicata, e non serve nemmeno un esorcista. Dietro a tutte queste domande, e non solo a queste, c’è una spiegazione scientifica ed è la Teoria Polivagale a darla grazie ad una nuova comprensione di come il sistema nervoso autonomo influenza le reazioni e le interazioni sociali dei mammiferi, cavalli ed esseri umani compresi.
Cos’è la teoria polivagale in breve
Allora, mettiamoci comodi e parliamo della Teoria Polivagale, che non è un’invenzione come l’Horsenality (che i Parelliani non ci vogliano male), ma qualcosa di molto più intrigante, scientifico e fondamentale per comprendere il comportamento del cavallo. Sviluppata dal Dr. Stephen Porges negli anni ’90 (sì, in quegli anni non c’erano solo boy band e jeans a vita bassa), questa teoria ha rivoluzionato il modo in cui guardare al sistema nervoso autonomo, quel compagno di vita che decide se un mammifero è in modalità “combatti o fuggi” o “rilassati e goditi la vita”.
Dimenticatevi della vecchia scuola che divideva il sistema nervoso in due parti: il sistema simpatico, sempre pronto per l’azione, e il sistema parasimpatico, più incline al divano, alle tisane o al brucare in compagnia. La teoria polivagale ci presenta il nervo vago, non un vagabondo qualsiasi, ma il vero e proprio protagonista indiscusso del sistema parasimpatico, diviso in due rami: il vago ventrale, che è praticamente l’animatore sociale della festa, promuovendo calma, connessione e interazioni sociali, e il vago dorsale, che entra in gioco quando la situazione diventa seria e il livello di stress si alza, tipo “ho appena visto un fantasma” o “moriremo tutti!”.
Questa teoria non è solo una chiacchierata da bar, ma offre una visione profonda su come i mammiferi (quindi cavalli ed esseri umani compresi), reagiscono emotivamente e fisiologicamente a ciò che li circonda. Comprendere il sistema nervoso attraverso la Teoria Polivagale, non è solo affascinante, ma quasi un dovere se vogliamo imparare a interpretare al meglio il comportamento del cavallo, il suo stato emotivo e aiutarlo a regolare il suo livello di stress.
L'interpretazione tradizionale ma superata del sistema nervoso del cavallo
Eccoci qui, pronti ad iniziare facendo un tuffo nel passato, quando la comprensione del sistema nervoso dei nostri amici equini era un po’ come quella vecchia audiocassetta che si teneva in macchina: funzionava, ma era limitata e oggi non al passo con i tempi. Parliamo del sistema nervoso autonomo (SNA) dei cavalli, che una volta veniva diviso in due rami principali: il sistema nervoso simpatico (SNS) e il sistema nervoso parasimpatico (PNS). Questa è una visione un po’ antiquata che è stata utilizzata in molti metodi di addestramento influenzando la filosofia alla base e il modo di lavorare con il cavallo.
Il SNS, in questa interpretazione classica, è considerato come il motore di risposta dello stress, una sorta di “acceleratore” che attiva il corpo per affrontare sfide sia fisiche che emotive. Questa attivazione non è limitata esclusivamente a situazioni di stress negativo, come pericoli o minacce, ma si estende anche a momenti di eccitazione positiva, quali il gioco, l’aumento dell’attività fisica o l’aspettativa di qualcosa di piacevole . Questo aspetto del SNS è fondamentale per comprendere che non tutti gli stress sono dannosi o spiacevoli; alcuni possono essere stimolanti e persino benefici, per lo sviluppo psicologico ed emotivo del cavallo.
Dall’altra parte, il PNS è stato tradizionalmente visto come il sistema che calma e riporta l’organismo a uno stato di riposo dopo uno sforzo, agendo come un sistema di frenata. Questo equilibrio tra accelerazione e frenata è stato percepito come un meccanismo di regolazione costante, dove non si può essere contemporaneamente in uno stato di stress e di rilassamento e ogni passaggio da uno stato di attivazione a uno di rilassamento è una transizione netta e distinta. Un po’ come dire che nella stessa vecchia audiocassetta non si poteva registrare sullo stesso lato un pezzo heavy metal insieme ad un pezzo di musica classica, o che un cavallo fermo e senza reazioni è sicuramente rilassato e non può essere stressato.
Ma, come spesso accade, la realtà è un po’ più complicata di una vecchia audiocassetta. Questa visione tradizionale, sebbene un tempo utile, era un po’ come guardare il mondo attraverso occhiali in bianco e nero: vedevi le cose, ma perdevi i dettagli. Ignorava il ruolo cruciale del nervo vago, quel grande regista dietro le quinte che gestisce l’arousal (attivazione), le relazioni e persino i problemi di salute.
Nel mondo dell’equitazione e dell’addestramento dei cavalli, questa visione un po’ datata ha portato a fraintendimenti e valutazioni superficiali, come pensare che ogni stress sia sempre un nemico da combattere (senza capire che a volte un po’ di stress può essere proprio quello che ci vuole per crescere), che un cavallo sottomesso sia un cavallo rilassato (senza capire che anche i cavalli possono essere mentalmente dissociati) o che le coliche siano sempre legate a problematiche alimentari (senza capire che lo stress può divorare un cavallo dall’interno). Insomma, era un approccio un po’ troppo semplicistico, che non rendeva giustizia alla complessità del sistema nervoso del cavallo e all’interpretazione del suo comportamento.
Il Nervo Vago del Cavallo: Una Connessione Estesa e Complessa
Il nervo vago, il protagonista indiscusso della Teoria e il responsabile silenzioso del benessere del cavallo, è davvero un personaggio affascinante nel mondo della fisiologia equina. Conosciuto anche come il decimo nervo cranico, il suo soprannome di “vagabondo” non potrebbe essere più azzeccato, dato che si estende in lungo e in largo, collegandosi a diverse parti del corpo del cavallo.
La teoria polivagale ci apre gli occhi su come funziona questo complesso sistema, mostrandoci che il nervo vago non è un unico nervo, ma piuttosto una rete composta da diversi rami che si attivano in risposta agli stimoli e alle condizioni interne ed esterne, influenzando i due rami del sistema nervoso parasimpatico: il DVC e il VVC.
- Il Vagale Ventrale, che collega i muscoli del muso e del collo, la laringe, la faringe e il cuore, è come il regista di un film che si occupa delle scene di connessione sociale. Quando questa parte del vago è attiva, il muso del cavallo mostra espressioni vive ed attive, gli occhi sono morbidi o esprimono vitalità, e il ritmo cardiaco rallenta permettendo una sensazione di comfort e una maggiore predisposizione alla connessione. Questo è il motivo per cui il ventrale vagus è noto come il sistema di ingaggio sociale. È il sistema che ci permette di vedere i cavalli rilassati oppure attivi ma sicuri della relazione come durante momenti di gioco o di attivazione positiva, attenti e pronti a interagire con il mondo circostante.
- Dall’altra parte, abbiamo il Vagale Dorsale, che collega la laringe e la faringe con il cuore e l’intestino, operando principalmente sotto il diaframma respiratorio. In uno stato di alta attivazione del vagale dorsale, le parti del corpo coinvolte nella comunicazione e connessione sociale vanno offline Questo stato di “shutdown” è una sorta di freno d’emergenza attivato quando il livello di stress è troppo alto, utilizzato in quelle che per il cavallo sono situazioni di pericolo estremo e in cui la sua sopravvivenza è a rischio.
L’uso eccessivo di questo “freno di emergenza” può portare a problemi di salute nelle parti del corpo innervate dal vagus dorsale, come il cuore e l’apparato gastrointestinale. Sarebbe un po’ come guidare un’auto premendo sull’acceleratore (alto livello di stress) tenendo contemporaneamente il freno a mano tirato: l’auto si rompe. Ti sei mai chiesto perché le ulcere gastriche e le coliche sono così frequenti?..
I 3 stati del sistema nervoso del cavallo e la sua risposta allo stress
Quello in cui ci addentriamo adesso è, almeno in Italia, un territorio ancora poco conosciuto. Per comprendere il comportamento e la risposta allo stress dei cavalli, è fondamentale esplorare i tre distinti stati del loro sistema nervoso. Immaginate di avere una mappa che vi guida attraverso la Zona Verde, la Zona Gialla e la Zona Rossa del loro sistema nervoso e quindi del loro mondo emotivo.
Le Zone rappresentano infatti diverse modalità di risposta del sistema nervoso a stimoli e situazioni varie e corrispondono ad un diverso livello di attivazione o reazione del sistema nervoso che influenza direttamente il comportamento, la reattività e il benessere emotivo del cavallo.
Capire questi stati non è solo una questione di curiosità, ma è un dovere di chi ha veramente a cuore il benessere dei cavalli. La comprensione di questi stati è infatti cruciale per la relazione, l’addestramento, il recupero e la gestione dei cavalli, poiché permette di interpretare accuratamente i loro comportamenti e di rispondere in modo appropriato a quello che stanno comunicando. Vedere il comportamento del cavallo attraverso la lente polivagale ti permette di approfondire la tua comprensione della mente del cavallo e sviluppare un approccio più cognitivo, empatico e rispettoso nei suoi confronti.
La Zona Verde: Il Complesso Vagale Ventrale e la Connessione
Ecco la Zona Verde, il luogo dove ogni cavallo vorrebbe essere: la zona in cui il Vagale Ventrale è attivo. Questo stato non solo rallenta il battito cardiaco, favorendo la connessione e l’ingaggio sociale, ma permette anche ai cavalli di vivere momenti di libertà e socializzazione con altri cavalli in paddock. Il Vagale Ventrale modula l’attivazione del sistema nervoso simpatico (SNS) in modo che l’attivazione rimanga piacevole (come per esempio nel gioco) e non si trasformi in una reazione di lotta o fuga.
È il momento in cui il nervo vago agisce come un mediatore di pace, facilitando nel cavallo i comportamenti collaborativi e promuovendo una sensazione di fiducia e connessione. In questa zona, i cavalli sono più ricettivi e collaborativi, sicuri della relazione e mostrano una maggiore capacità di connessione e di apprendimento. È lo stato in cui il cavallo è rilassato ma attento, in grado di relazionarsi all’ambiente circostante e agli esseri umani in modo costruttivo e positivo.
Secondo il guru della teoria polivagale, il Dr. Porges, il ramo ventrale vagale è come un terapeuta sociale che “permette alle interazioni sociali di regolare la fisiologia e promuove la salute, la crescita e il ripristino” (2018). Inoltre, di fronte al pericolo o alla minaccia, i cavalli, ma è vero per i mammiferi in generale, possono ricorrere a strategie di impegno sociale per la sicurezza e il conforto, come la ricerca di vicinanza, lo stare insieme, la protesta per la separazione, o segnali calmanti per disinnescare situazioni di tensione e minacce.
Dal punto di vista fisiologico, la Zona Verde è associata a una frequenza cardiaca stabile, respirazione regolare e rilassata, e una generale sensazione di sicurezza e benessere. Questo stato è ideale per l’addestramento, poiché i cavalli sono in una condizione ottimale per apprendere e interagire in modo positivo. In questa zona, i cavalli possono esprimere al meglio le loro capacità e il loro potenziale, stabilendo una connessione profonda e significativa con addestratori, amazzoni o cavalieri..
La Zona Gialla: Il Sistema Nervoso Simpatico e la Mobilizzazione
Quando le energie e il livello di eccitazione si alzano, si entra nella “Zona Gialla”, che rappresenta lo stato in cui il sistema nervoso simpatico (SNS) del cavallo prende il comando. Questa zona è caratterizzata da un livello di attivazione maggiore rispetto alla Zona Verde, segnalando una risposta a situazioni di stress o eccitazione. In questo stato, il cavallo mostra segni di allerta e prontezza, essendo preparato per l’azione, che può essere scatenata da stimoli esterni o interni. L’attivazione del SNS può derivare da esperienze piacevoli, come il gioco, l’eccitazione, l’attività fisica, l’attesa del cibo.
Il SNS è però anche il motore dietro la risposta di sopravvivenza “lotta o fuga”. Questa funzione può essere paragonata a un “acceleratore”, associato alla tensione e al rafforzamento necessari per prepararsi all’attività e ai movimenti autoprotettivi. Questi possono variare da atteggiamenti intimidatori, impennate, calci, rampate, sgroppate, fino alla fuga. È importante sottolineare che non tutta l’attivazione del SNS è legata alla sopravvivenza; tuttavia, ogni risposta ad uno stimolo comporta una forma di attivazione e un certo grado di arousal.
Il SNS funziona un po’ come il volume di un mixer che può variare da basso ad alto, ed è moderato da entrambi i rami del sistema nervoso parasimpatico (PNS) – il freno dorsale e il freno ventrale. Questo significa che, quando il cavallo è in uno stato di attivazione, questa attivazione viene regolata e bilanciata dai meccanismi di frenata del PNS, permettendo così un’ampia gamma di risposte che vanno dalla leggera eccitazione al pieno allarme. È un po’ come essere il DJ di una festa: bisogna sapere quando alzare il volume e quando abbassarlo per mantenere la giusta atmosfera.
Ed è qui che entra in gioco la responsabilità di cavalieri, amazzoni e addestratori. Se si ha veramente a cuore il benessere dei cavalli, e non lo so dice solo a parole, essere capaci di gestire eticamente le reazioni del cavallo quando si trova all’interno della Zona Gialla è il dovere di ogni persona che lavora con i cavalli. L’errore più grosso che si può commettere in questa fase è quello di utilizzare tecniche di sottomissione fisica o mentale che vanno a spegnere i comportamenti difensivi del cavallo che sono sicuramente poco piacevoli o difficili da gestire (impennate, sgroppate, fughe, attacchi), e che sono però solo il sintomo di un problema più profondo legato allo stato emotivo e mentale del cavallo. Inibire un comportamento, cura il sintomo ma non modifica l’emozione sottostante.
La Zona Rossa: Il Complesso Vagale Dorsale e la Dissociazione
Questo è il luogo in cui nessun cavallo vorrebbe mai trovarsi, ma dove purtroppo si trovano tantissimi cavalli. La Zona Rossa è associata a situazioni di estremo stress o minaccia, dove il cavallo entra in uno stato di chiusura, congelamento o di immobilizzazione e in cui il Complesso Vagale Dorsale (DVC) del sistema nervoso parasimpatico prende il sopravvento.
Immaginatevi in un film horror: il protagonista si nasconde nell’armadio, trattenendo il respiro, sperando che il mostro non lo trovi. Ecco, questa è la Zona Rossa per il cavallo. Quando le strategie di ingaggio sociale non sono efficaci, la lotta o la fuga diventano l’alternativa successiva e, se anche queste non sono disponibili o possibili, l’ultima opzione rimane lo spegnimento, o shutdown. Un fenomeno comune quando gli organismi sono dominati dal DVC è la frammentazione o dissociazione, come in situazioni in cui, non sentendosi al sicuro nel proprio corpo e non potendo fare nulla per cambiare la situazione, l’organismo “abbandona” il proprio corpo, un po’ come quando Woody Allen dice: “Non ho paura della morte, solo che non voglio essere lì quando accade.”
Il DVC è una sorta di freno d’emergenza che entra in funzione quando il cavallo percepisce una minaccia così intensa che né la lotta né la fuga sono opzioni percepibili come fattibili. In questi momenti, il cavallo può sperimentare una riduzione della frequenza cardiaca, una diminuzione della respirazione e una generale sensazione di stordimento o disconnessione. Questo meccanismo è un residuo evolutivo che in natura serviva a proteggere l’animale fingendosi morto o inerte per evitare l’attenzione dei predatori.
Ed è qui che nasce il paradosso e la condanna esistenziale di molti cavalli. Perché un cavallo che ha “abbandonato” il corpo è perfettamente gestibile e con un cavallo che vive silenziosamente il suo dramma nella Zona Rossa si può fare lezione in maneggio, prendere parte a competizioni e raggiungere anche obiettivi sportivi importanti. Ma il cavallo non c’è più, è stato ridotto ad una macchina atleta senza riconoscere che è un essere vivente che ha “prestato” il corpo al cavaliere ma la sua mente è altrove.
La Zona Rossa rappresenta quindi il livello più estremo di risposta allo stress nel sistema nervoso del cavallo quando si sente profondamente minacciato e vulnerabile. Nel contesto dell’addestramento, è fondamentale riconoscere i segnali che indicano che un cavallo si trova nella Zona Rossa come, per esempio, rigidità nel movimento, mancanza di reattività, sguardo spento, mancanza di curiosità, e segnali di disconnessione o distacco dall’ambiente circostante.
Conclusioni e risposta alle domande iniziali
La teoria polivagale offre una prospettiva innovativa, e scomoda, nella comprensione del comportamento e della risposta allo stress dei cavalli. Questa teoria non solo sfida le interpretazioni tradizionali del sistema nervoso, ma fornisce anche un quadro dettagliato e sfumato delle reazioni emotive e fisiologiche dei cavalli. Attraverso la comprensione dei tre stati del sistema nervoso – la Zona Verde, la Zona Gialla e la Zona Rossa – e il ruolo centrale del nervo vago, possiamo comprendere meglio il comportamento del cavallo ed essergli di supporto nella regolazione del suo sistema nervoso.
Quindi per ritornare alle domande iniziali, tenendo sotto mano la mappa del sistema nervoso del cavallo disegnata dalla Teoria Polivagale, la risposta diventa ovvia. A causa di tecniche di sottomissione fisica o mentale che vengono insegnate e utilizzate in molti sistemi di addestramento (a volte senza che le persone nemmeno se ne rendano conto), i cavalli imparano che quando interagiscono con le persone non possono comunicare e si rinchiudono, loro malgrado, nella Zona Rossa.
L’ingresso nella Zona Rossa non è immediato. Si tratta di un percorso progressivo che parte dalla Zona Verde, attraversa quella gialla e termini in quella Rossa dove la permanenza diventa cronica quando, in tutte le sue interazioni, il cavallo viene sottomesso e gli viene impedito di comunicare.
Alcuni rimangono lì per sempre, diventando di facile gestione mentre ansia e stress li divorano dall’interno (ulcere e coliche), vivendo in una situazione di impotenza appresa. Altri invece possono esplodere all’improvviso, diventando anche aggressivi, quando le maglie della sottomissione si allentano (per esempio durante le prime sessioni di lavoro in libertà o quando vengono gestiti da cavalieri e amazzoni che hanno un approccio più morbido). E il motivo è semplice: quando un cavallo si trova nella Zona Rossa, per tornare nella Zona Verde, deve prima attraversare quella Gialla e l’intensità delle sue reazioni dipende da quanto tempo il suo sistema nervoso è rimasto bloccato nella Zona Rossa.
In conclusione, l’applicazione della teoria polivagale nel mondo dell’equitazione apre nuove strade per un approccio più consapevole, etico e scientifico. Ci permette di vedere i cavalli non solo come partner sportivi, ma come esseri viventi con cui condividere un viaggio emotivo e psicologico. Questa prospettiva arricchisce non solo la nostra relazione con i cavalli, ma anche una più profonda comprensione della nostra natura di mammiferi. Sì perché quanto appena detto per i cavalli è valido anche per amazzoni e cavalieri!
Contenuti Premium
Se vuoi approfondire l’argomento, all’interno dell’Accademia Equestri puoi trovare alcuni video pratici e sessioni di lavoro reali con l’applicazione pratica della Teoria Polivagale:
- Video “La Teoria Polivagale” all’interno della sezione Psicologia dell’Apprendimento della nostra membership Obiettivo Binomio.
- Video “Sessione in libertà con 3 pony diversi in un solo equide” all’interno del video-corso Lavoro da Terra e in Libertà – Creare la connessione con il cavallo
- Video “Sessione di lavoro con un cavallo aggressivo” all’interno della sezione Approfondimenti della nostra membership Obiettivo Binomio.
Oppure puoi partecipare ad una dei prossimi stage “Le emozioni di cavallo e cavaliere”. Ecco qui il calendario dei prossimi appuntamenti in programma.
Bibliografia
- “The Role of the Vagus Nerve in the Mammalian Stress Response” in “Comprehensive Physiology” – Questo articolo esamina il ruolo del nervo vago, centrale nella Teoria Polivagale, nella risposta allo stress nei mammiferi.
- “Animal Emotions and the Polyvagal Theory: Implications for the Study of Emotion and Motivation in Animals” in “Biological Psychology” – Questo articolo esplora come la Teoria Polivagale può essere applicata alla comprensione delle emozioni e della motivazione negli animali.
- “Polyvagal Theory and the Evolutionary Origins of Emotional Expression in Mammals” in “Emotion Review” – Questo studio esamina come la Teoria Polivagale può essere utilizzata per comprendere l’origine evolutiva dell’espressione emotiva nei mammiferi.
- “The Polyvagal Perspective” di Stephen W. Porges in “Biological Psychology” – Questo articolo fornisce una panoramica della Teoria Polivagale e discute le sue implicazioni per la comprensione del comportamento e della fisiologia dei mammiferi.
- “The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation” di Stephen W. Porges – Questo libro è fondamentale per comprendere la Teoria Polivagale. Sebbene si concentri principalmente sugli esseri umani, fornisce le basi teoriche che possono essere applicate a tutti i mammiferi.